La Repubblica Partigiana di Montefiorino è il primo tra i più noti territori italiani che durante la Resistenza riuscirono a liberarsi militarmente dall'occupazione nazifascista, proclamandosi indipendenti ed avviando una esperienza di autogoverno democratico. Essa visse dal 17 giugno al 1 agosto 1944, dopo di ché le truppe nazifasciste riuscirono a riprenderne il controllo: il suo territorio si estendeva su parte delle zone montuose delle provincie di Modena e Reggio, e comprendeva gli attuali comuni di Montefiorino – ove venne posta la sede del governo – Frassinoro, Prignano sulla Secchia, Palagano, Polinago, Toano, Ligonchio e Villa Minozzo.

La storia della repubblica inizia l'8 settembre 1943, quando il nuovo governo che aveva sostituito quello fascista firmò l'armistizio con gli Alleati. Ciò pose fine alla guerra tra l'Italia e gli Alleati stessi, ma inaugurò l'occupazione nazista della penisola – giacché i Tedeschi non erano più nostri alleati – e determinò anche la nascita della Repubblica Sociale Italiana (o Repubblica di Salò), entità che raccolse tutti i Fascisti che desideravano rimanere alleati alla Germania e rinnegavano l'armistizio ed il governo Badoglio. Ebbe così inizio anche il periodo della Resistenza.

Alla data del 8 settembre le forze armate italiane, praticamente senza ordini dagli alti comandi, si trovarono allo sbando: sulla strada tra le Piane di Mocogno, dove avevano svolto esercitazioni, e Monchio si trovava anche un reparto di allievi ufficiali dell'Accademia di Modena, che nell'incertezza più assoluta sul da farsi si sciolse, lasciando sul posto anche armi ed attrezzature belliche.

A quella data solo una parte dell'Italia era stata liberata dagli Alleati, e tutta l'area centrosettentrionale della penisola era sotto il controllo della Repubblica Sociale e dei Nazisti. Questi decretarono la chiamata alle armi nell'esercito “repubblichino” per moltissimi giovani, i quali però decisero di non rispondere, e per sfuggire all'arresto con l'accusa di diserzione e tradimento si rifugiarono nelle aree di montagna: furono loro, nel nostro caso provenienti da Sassuolo e Modena, a recuperare le armi lasciate dai cadetti ed a iniziare, nell'autunno 1943, le prime azioni di disturbo e guerriglia contro i Nazifascisti.

Durante l'inverno 1943 - 1944 le truppe nazifasciste non riuscirono a condurre operazioni risolutive contro i partigiani, le cui file, in clandestinità, lentamente si allargavano ed organizzavano. Ma la reazione, basata sull'impiego dei metodi messi a punto in Russia, non si fece attendere: il 18 marzo 44 un massiccio contingente nazifascista, comprendente tra l'altro reparti di paracadutisti tedeschi e di artiglieria, raggiunse la rocca di Montefiorino e da lì bombardò pesantemente i paesi di Susano, Costrignano e Monchio, mentre altre truppe salivano dal fondovalle del Dragone rastrellano e poi uccidendo tutti coloro che incontravano. Le vittime della strage furono 136 ed i tre paesi furono in buona parte distrutti. Anche Montefiorino fu distrutta, nei giorni successivi toccò alle borgate di Civaco, Cervarolo e Ripatonda, dove sul campo rimasero un'altra trentina di civili.

Una celebre immagini della via principale di Montefiorino dopo le distruzioni attuate dai Nazifascisti nel 1944.

Questa azione di vero terrorismo mirava a spaventare la popolazione, togliendole la volontà di appoggiare i partigiani, ma raggiunse invece l'obbiettivo contrario, mostrando chiaramente cosa in realtà fosse la Repubblica Sociale, e da quel momento le file partigiane si ingrossarono rapidamente. In Valdragone si costituì la brigata “Giustizia e Libertà”, comandata da Mario Allegretti. Entro la fine della primavera nell'area di Montefiorino, nella quale dopo il massacro i Nazifascisti non si recavano ormai più, si erano radunati circa cinquemila partigiani comunisti della divisione Modena Armando (guidata da Mario Ricci), mentre a Fontanaluccia avevano sede i partigiani democristiani guidati da Ermanno Gorrieri. Il 17 giugno preso stabilmente il controllo del territorio, essi insieme ad altri reparti di stanza in altre zone, costituirono un governo democratico autonomo con sede nella Rocca di Montefiorino, dando vita alla Repubblica, mentre tutti i combattenti si riunirono nel Corpo d'Armata centroEmilia, al comando di Armando. Si pensò inoltre alla riorganizzazione civile del territorio libero, alle elezioni dei sindaci, alla costituzione di un ospedale, al rifornimento di viveri ed a tutte le incombenze alle quali un governo deve provvedere. Vi furono però anche arresti, processi ed esecuzioni di presunti collaborazionisti. Nel frattempo proseguivano, al di fuori del territorio liberato, le azioni di disturbo, volte a scongiurare un probabile contrattacco nazifascista, mentre gli Alleati paracadutavano nella zona liberata rifornimenti, attrezzature ed alcuni ufficiali di collegamento.

Carta della disposizione dei reparti partigiani durante il periodo di esistenza della Repubblica Partigiana (da E. Baroni (a cura di), L'Appennino modenese di ponente, Fiorano Modenese, 1996)

L'esistenza della Repubblica fu stroncata, dopo soli 45 giorni, da un nuovo massiccio attacco nazifascista: i reparti partigiani, dopo aver tentato una valida resistenza, rendendosi conto dell'impossibilità di resistere fino all'arrivo degli Alleati il cui fronte era ancora tra Romagna e Toscana, si dispersero. Montefiorino, Gombola, Piandelagotti, Toano, Villaminozzo vennero bruciati, mentre la popolazione, memore della strage di Monchio, si mise in salvo con la fuga.

Dovettero passare ancora molti mesi prima che gli Angloamericani riuscissero a liberare, nell'aprile 1945, Modena e Montefiorino, mesi durante i quali i partigiani, riorganizzatisi sulle montagne, continuarono a condurre azioni di disturbo contro le retrovie tedesche e di sabotaggio nel territorio occupato, in attesa della vittoria e della libertà.

www.resistenzamontefiorino.it

Montefiorino: Storia e territorioLa Repubblica Partigiana di Montefiorino è il primo tra i più noti territori italiani che durante la Resistenza riuscirono a liberarsi militarmente dall'occupazione nazifascista, proclamandosi indipendenti ed avviando una esperienza di autogoverno democratico. Essa visse dal 17 giugno al 1 agosto 1944, dopo di ché le truppe nazifasciste riuscirono a riprenderne il controllo: il suo territorio si estendeva su parte delle zone montuose delle provincie di Modena e Reggio, e comprendeva gli attuali comuni di Montefiorino – ove venne posta la sede del governo – Frassinoro, Prignano sulla Secchia, Palagano, Polinago, Toano, Ligonchio e Villa Minozzo.La storia della repubblica inizia l'8 settembre 1943, quando il nuovo governo che aveva sostituito quello fascista firmò l'armistizio con gli Alleati. Ciò pose fine alla guerra tra l'Italia e gli Alleati stessi, ma inaugurò l'occupazione nazista della penisola – giacché i Tedeschi non erano più nostri alleati – e determinò anche la nascita della Repubblica Sociale Italiana (o Repubblica di Salò), entità che raccolse tutti i Fascisti che desideravano rimanere alleati alla Germania e rinnegavano l'armistizio ed il governo Badoglio. Ebbe così inizio anche il periodo della Resistenza.Alla data del 8 settembre le forze armate italiane, praticamente senza ordini dagli alti comandi, si trovarono allo sbando: sulla strada tra le Piane di Mocogno, dove avevano svolto esercitazioni, e Monchio si trovava anche un reparto di allievi ufficiali dell'Accademia di Modena, che nell'incertezza più assoluta sul da farsi si sciolse, lasciando sul posto anche armi ed attrezzature belliche.torna suA quella data solo una parte dell'Italia era stata liberata dagli Alleati, e tutta l'area centrosettentrionale della penisola era sotto il controllo della Repubblica Sociale e dei Nazisti. Questi decretarono la chiamata alle armi nell'esercito “repubblichino” per moltissimi giovani, i quali però decisero di non rispondere, e per sfuggire all'arresto con l'accusa di diserzione e tradimento si rifugiarono nelle aree di montagna: furono loro, nel nostro caso provenienti da Sassuolo e Modena, a recuperare le armi lasciate dai cadetti ed a iniziare, nell'autunno 1943, le prime azioni di disturbo e guerriglia contro i Nazifascisti.Durante l'inverno 1943 - 1944 le truppe nazifasciste non riuscirono a condurre operazioni risolutive contro i partigiani, le cui file, in clandestinità, lentamente si allargavano ed organizzavano. Ma la reazione, basata sull'impiego dei metodi messi a punto in Russia, non si fece attendere: il 18 marzo 44 un massiccio contingente nazifascista, comprendente tra l'altro reparti di paracadutisti tedeschi e di artiglieria, raggiunse la rocca di Montefiorino e da lì bombardò pesantemente i paesi di Susano, Costrignano e Monchio, mentre altre truppe salivano dal fondovalle del Dragone rastrellano e poi uccidendo tutti coloro che incontravano. Le vittime della strage furono 136 ed i tre paesi furono in buona parte distrutti. Anche Montefiorino fu distrutta, nei giorni successivi toccò alle borgate di Civaco, Cervarolo e Ripatonda, dove sul campo rimasero un'altra trentina di civili.Una celebre immagini della via principale di Montefiorino dopo le distruzioni attuate dai Nazifascisti nel 1944Una celebre immagini della via principale di Montefiorino dopo le distruzioni attuate dai Nazifascisti nel 1944.Questa azione di vero terrorismo mirava a spaventare la popolazione, togliendole la volontà di appoggiare i partigiani, ma raggiunse invece l'obbiettivo contrario, mostrando chiaramente cosa in realtà fosse la Repubblica Sociale, e da quel momento le file partigiane si ingrossarono rapidamente. In Valdragone si costituì la brigata “Giustizia e Libertà”, comandata da Mario Allegretti. Entro la fine della primavera nell'area di Montefiorino, nella quale dopo il massacro i Nazifascisti non si recavano ormai più, si erano radunati circa cinquemila partigiani comunisti della divisione Modena Armando (guidata da Mario Ricci), mentre a Fontanaluccia avevano sede i partigiani democristiani guidati da Ermanno Gorrieri. Il 17 giugno preso stabilmente il controllo del territorio, essi insieme ad altri reparti di stanza in altre zone, costituirono un governo democratico autonomo con sede nella Rocca di Montefiorino, dando vita alla Repubblica, mentre tutti i combattenti si riunirono nel Corpo d'Armata centroEmilia, al comando di Armando. Si pensò inoltre alla riorganizzazione civile del territorio libero, alle elezioni dei sindaci, alla costituzione di un ospedale, al rifornimento di viveri ed a tutte le incombenze alle quali un governo deve provvedere. Vi furono però anche arresti, processi ed esecuzioni di presunti collaborazionisti. Nel frattempo proseguivano, al di fuori del territorio liberato, le azioni di disturbo, volte a scongiurare un probabile contrattacco nazifascista, mentre gli Alleati paracadutavano nella zona liberata rifornimenti, attrezzature ed alcuni ufficiali di collegamento.Carta della disposizione dei reparti partigiani durante il periodo di esistenza della Repubblica PartigianaCarta della disposizione dei reparti partigiani durante il periodo di esistenza della Repubblica Partigiana (da E. Baroni (a cura di), L'Appennino modenese di ponente, Fiorano Modenese, 1996)L'esistenza della Repubblica fu stroncata, dopo soli 45 giorni, da un nuovo massiccio attacco nazifascista: i reparti partigiani, dopo aver tentato una valida resistenza, rendendosi conto dell'impossibilità di resistere fino all'arrivo degli Alleati il cui fronte era ancora tra Romagna e Toscana, si dispersero. Montefiorino, Gombola, Piandelagotti, Toano, Villaminozzo vennero bruciati, mentre la popolazione, memore della strage di Monchio, si mise in salvo con la fuga.Dovettero passare ancora molti mesi prima che gli Angloamericani riuscissero a liberare, nell'aprile 1945, Modena e Montefiorino, mesi durante i quali i partigiani, riorganizzatisi sulle montagne, continuarono a condurre azioni di disturbo contro le retrovie tedesche e di sabotaggio nel territorio occupato, in attesa della vittoria e della libertà.

Bibliografia - Repubblica di Montefiorino

  • E. Gorrieri, La Repubblica di Montefiorino. Per una storia della Resistenza in Emilia, Bologna 1966.
  • A. Remaggi, C. Silingardi, C.F. Teodoro, Le montagne della libertà. Immagini per la storia della Repubblica partigiana di Montefiorino, Modena 1994.
  • C. Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, Milano 1998.
  • E. Gorrieri, G. Bondi, Ritorno a Montefiorino. Dalla Resistenza sull’Appennino alla violenza del dopoguerra, Bologna 2005.
  • C. Silingardi, Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino. Guida storica, Modena, 2005.
  • S. Lenzotti, La zona libera di Montefiorino. Luoghi della resistenza nell'Appennino modenese-reggiano, Modena, 2009.